“Con quale piacere noto nei libri di Myriam Stefani la mancanza di letteratura, di autobiografia, di introspezione. Qui si trova pensiero allo stesso modo che nelle opere dell’Antica Grecia. Quelli della Stefani non sono descrizioni soggettive, non sono analisi, ma pensieri sull’esistenza, in cui l’esistenza viene guardata da una “Cacciatrice dell’Assoluto”, che per tutta la sua vita ha cercato un segreto: l’Intero.
C’è un continuo e stretto rapporto con l’Assoluto, per questo, in “Per questo nasce l’uva” ci sono pensieri sull’esistenza. E’ un libro con lo stesso desiderio di conoscenza e sapere, con la stessa voglia di filosofia dell’Assoluto e di spiegare le ragioni del nostro esistere, che si riscontrano negli antichi filosofi greci. Allora tutto girava intorno alla ricerca dell’elemento primordiale (l’acqua, la terra, il fuoco), qui tutto è improntato alla ricerca dell’Assoluto visto come unico senso e vero motore dell’esistenza, esistenza carnale e spirituale che si compenetrano.
Se leggiamo le ultime righe di “Per questo nasce l’uva”, ci rendiamo conto del rapporto tra “Intero” e “Assoluto”:
“Sono un piccolo terreno in mezzo a un deserto. Chi mi raggiungerà? Dove sono, sono l’Intero. Imparare a dividere di nuovo, a guardare fisso negli occhi con tenerezza chi non ha nulla da dirmi, perché anche questo è l’Intero. Per questo nasce l’uva.”
“Intero”: è una parola carica di pensiero, di significato; è la pienezza che è dentro l’Io, è tutto, è anche guardare con tenerezza…
Nella vita umana, nel corpo umano, per Myriam è contenuto tutto.
E il fine per Myriam è proprio l’Intero e il tutto, guardare la realtà umana, trovarci il mistero dell’esistenza come se in ogni rapporto, in ogni esperienza, in ogni realtà, anche nel sesso, vi fosse l’unità intera della vita. Myriam presenta la completezza di ogni rapporto, in qualunque incontro di corpi, e in ognuno vi cerca l’Intero, il vero.
C’è un grande coraggio nella scelta delle parole, una grande capacità di guardare la realtà senza mai essere convenzionali, usando un linguaggio che voleva tutto suo, un linguaggio dell’Assoluto.
Una parola come “Intero”, oppure una frase come “L’apice delle tue gambe è la mia finestra…”, sono indicative di un fatto fisico e non di una fatto solo intellettuale.
E’ un concetto di “Intero”, questo, visto come l’unione di umano e divino, di mistico e carnale, di mistero e di chiarezza, di gioia e dolore, di riso e di pianto”.
Gianni Baget Bozzo da “Il pianeta Myriam” Sala Goethe Verona 18/05/1998